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Venezia
Lo scafo sciaborda e scolora
tra dettagli preziosi che dilagano taciturni.
Cambi di luce serrano le ore tra muri appisolati
mentre il vento gioca ai gettoni e li spende
per la cruna delle calli.
C’è chi passa, e chi non c’è, chi resta nell’intonaco
e la nebbia lo divora.
Il chiacchierio dell’acque controvento
mi spinge in retroscena, e quando il cielo
sviene sul pontile mi nasce acuta la domanda
se ho fede in ciò che spero, se spero in ciò che dubito.
Seguo l’andare nel limaccio dei barconi al vento
tra pietre e muschio che altercano in sordina
tra bolle d’acqua che s’impilano gioviali a far festa
orchestra a più docile destino.
Strabilia di lanterne sorvolano comignoli a facciata
e fumi al cielo, seguono il corteo delle stoffe che solca
ponti e sale in corrimano ai salotti ciarlieri
al sagrato, al portico, ai rosoni di vetro soffiato…
E infine, ciarle in vernacolo, in gorgheggio
dai tendalini delle barche, da bocche in sboccio
di sovrana bellezza…
Ma ora che parto, dal traghetto solo nuvole
e una foto bianconero di Murano.
poesia di
Silvana Baroni
da
Perdersi per mano
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