* * *
Tapina me che amava uno sparviero,
amaval tanto, ch'io me ne moria:
a lo richiamo ben m'era maniero,
ed unque troppo pascer nol dovia.
Or è montato e salito sì altero,
assai più altero che far non solìa;
ed è assiso dentro a un verziero,
e un'altra donna l'averà in balia.
Isparvier mio, ch'io t'avea nodrito;
sonaglio d'oro ti facea portare,
perchè nell'uccellar fossi più ardito;
or sei salito siccome lo mare,
ed hai rotto li geti e sei fuggito,
quando eri fermo nel tuo uccellare.
poesia di Nina Siciliana
Aggiunto di Simona Enache
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