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Ugo Foscolo

La virtù unisce il cielo colla terra.

Ugo Foscolo in ProseSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
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Questi è Vincenzo Monti Cavaliero, gran traduttor dei traduttor d'Omero.

citazione di Ugo FoscoloSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
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Quando una rivoluzione nel globo è matura, necessariamente vi sono gli uomini che la incominciano, e che fanno de' loro teschi sgabello al trono di chi la compie.

Ugo Foscolo in Ultime lettere di Jacopo Ortis, Parte seconda (1801)Segnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Dan Costinaş
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Io non so né perchè venni al mondo, né come, né cosa sia il mondo, né cosa io stesso sia. E s'io corro ad investigarlo, mi ritorno confuso d'una ignoranza sempre più spaventosa.

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Aggiunto di Simona Enache
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A Firenze

E tu ne' carmi avrai perenne vita
Sponda che Arno saluta in suo cammino
Partendo la città che del latino
Nome accogliea finor l'ombra fuggita.

Già dal tuo ponte all'onda impaurita
Il papale furore e il ghibellino
Mescean gran sangue, ove oggi al pellegrino
Del fero vate la magion s'addita.

Per me cara, felice, inclita riva
Ove sovente i piè leggiadri mosse
Colei che vera al portarnento Diva

In me volgeva sue luci beate,
Mentr'io sentia dai crini d'oro commosse
Spirar ambrosia l'aure innamorate.

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Alla sera

Forse perché della fatal quiete
Tu sei l'immago a me sì cara vieni
0 sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquiete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme

Delle cure onde meco egli si strugge;
E mentre lo guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

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A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

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Né più mai toccherò le sacre sponde

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque

Cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

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Alla Musa

Pur tu copia versavi alma di canto
Su le mie labbra un tempo, aonia Diva,
Quando de' miei fiorenti anni fuggiva
La stagion prima, e dietro erale intanto

Questa, che meco per la via del pianto
Scende di Lete ver la muta riva:
Non udito or t'invoco; ohimè! soltanto
Una favilla del tuo spirto è viva.

E tu fuggisti In compagnia dell'ore,
O Dea! tu pur mi lasci alle pensose
Membranze, e del futuro al timor cieco.

Però mi accorgb, e mel ridice Amore,
Che mal pónno sfogar rade, operose
Rime il dolor che deve albergar meco.

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Per la sentenza capitale

Te nudrice alle Muse, ospite e Dea
Le barbariche genti che ti han doma
Nomavan tutte; e questo a noi pur fea
Lieve la varia, antiqua, infame soma.

Ché se I tuoi vizj, e gli anni, e sorte rea
Ti han morto il senno ed il valor di Roma,
In te viveva il gran dir che avvolgea
Regali allori alla servil tua chioma.

Or ardi, Italia, al tuo Genio ancor queste
Reliquie estreme di cotanto impero;
Anzi il toscano tuo parlar celeste

Ognor più stempra nel sermon straniero,
Onde, più che di tua divisa veste,
Sia il vincitor di tua barbarie altero.

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