Furto
Hanno rubato Dio.
Il cielo è vuoto.
Il ladro non è ancora stato
(non lo sarà mai) arrestato.
poesia di Giorgio Caproni
Aggiunto di Simona Enache
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Clausola
Tanto per non finire:
la morte, già così allegra a viverla,
ora la dovrei morire?
(Non me la sento, d'ucciderla)
poesia di Giorgio Caproni
Aggiunto di Simona Enache
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Squarcio
Viltà d'ogni teorema.
Sapere cos'è il bicchiere.
Disperatamente sapere
che cosa non è il bicchiere,
le disperate sere
quando (la mano trema,
trema) nel patema
è impossibile bere.
poesia di Giorgio Caproni
Aggiunto di Simona Enache
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Borgoratti
Anche le vampe fiorite
ai balconi di questo paese,
labile memoria ormai
dimentica la sera.
Come un'allegoria,
una fanciulla appare
sulla porta dell'osteria.
Alle sue spalle è un vociare
confuso d'uomini – e l'aspro
odor del vino.
poesia di Giorgio Caproni
Aggiunto di Simona Enache
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Spiaggia di sera
Così sbiadito a quest'ora
lo sguardo del mare,
che pare negli occhi
(macchie d'indaco appena
celesti)
del bagnino che tira in secco
le barche.
Come una randa cade
l'ultimo lembo di sole.
Di tante risa di donne,
un pigro schiumare
bianco sull'alghe, e un fresco
vento che sala il viso
rimane.
poesia di Giorgio Caproni
Aggiunto di Simona Enache
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Mi hai scritto una lettera tragica, che mi fa paura... Che posso dirti? Sono vecchio anch'io, ho anch'io tanti malanni addosso e intorno... Sei stato grande nel dolore, nella gioia, nella vita. Sempre. E ora vuoi "buttarti giù dalla finestra"? Son pensieri degni di Carlo Betocchi, questi? Anch'io sono vecchio, ti ripeto. Anch'io mi trovo sull'orlo.
Giorgio Caproni in lettera a Carlo Betocchi
Aggiunto di Simona Enache
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Per lei
Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era cosí schietta)
conservino l'eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.
poesia di Giorgio Caproni
Aggiunto di Simona Enache
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Lasciando Loco
Sono partiti tutti.
Hanno spento la luce,
chiuso la porta, e tutti
(tutti) se ne sono andati
uno dopo l’altro.
Soli,
sono rimasti gli alberi
e il ponte, l’acqua
che canta ancora, e i tavoli
della locanda ancora
ingombri – il deserto,
la lampadina a carbone
lasciata accesa nel sole
sopra il deserto.
E io,
io allora, qui,
io cosa rimango a fare,
qui dove perfino Dio
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poesia di Giorgio Caproni
Aggiunto di Simona Enache
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Dopo la Notizia
Il vento… È rimasto il vento.
Un vento lasco, raso terra, e il foglio
(quel foglio di giornale) che il vento
muove su e giù sul grigio
dell’asfalto. Il vento
e nient’altro. Nemmeno
il cane di nessuno, che al vespro
sgusciava anche lui in chiesa
in questua d’un padrone. Nemmeno,
su quel tornante alto
sopra il ghiareto, lo scemo
che ogni volta correva
incontro alla corriera, a aspettare
– diceva – se stesso, andato
a comprar senno. Il vento
e il grigio delle saracinesche
abbassate. Il grigio
del vento sull’asfalto. E il vuoto.
Il vuoto di quel foglio nel vento
analfabeta. Un vento
[...] Read more
poesia di Giorgio Caproni da Il muro della terra
Aggiunto di Simona Enache
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