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Guido Gozzano

Ben io vorrei sentire sulla fossa della mia pace il pianto di quel bimbo. Piccolo morto, la tua morte è bella!

Guido Gozzano in La morte del cardellinoSegnala un problemaCitazioni simili
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Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse a voi fatto! Nella notte incerta ben questo è certo: che l'amarsi è buono.

Guido Gozzano in In IgnorabimusSegnala un problemaCitazioni simili
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Un fluido investe il torace, frugando il men peggio e il peggiore trascorre, e senza dolore disegna su sfondo di brace l'ossa e gli organi grami al modo che un lampo nel fosco disegna il profilo d'un bosco, coi minimi intrichi dei rami.

Guido Gozzano in Alle soglieSegnala un problemaCitazioni simili
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Speranza

Il gigantesco rovere abbattuto
l'intero inverno giacque sulla zolla,
mostrando, in cerchi, nelle sue midolla
i centonovant'anni che ha vissuto.

Ma poi che Primavera ogni corolla
dischiuse con le mani di velluto,
dai monchi nodi qua e là rampolla
e sogna ancora d'essere fronzuto.

Rampolla e sogna - immemore di scuri -
l'eterna volta cerula e serena
e gli ospiti canori e i frutti e l'ire

aquilonari e i secoli futuri...
Non so perché mi faccia tanta pena
quel moribondo che non vuol morire!

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L'inganno

Primavera non è che s'avventuri
un'altra volta e cinga di tripudi
un'altra volta i rami seminudi,
tutti raggiando questi cieli puri?

Madre Terra, sei tu che trasfiguri
la vigilia dei giorni foschi e crudi?
O Madre Terra buona, tu che illudi
fino all'ultimo giorno i morituri!

Essi non piangono la sentenza amara.
Domani si morrà. Che importa? Oggi
sorride il colco tra le stoppie invalide...

Tutto muore con gioia (Impara! Impara!)
E forse ancora s'apre contro i poggi
l'ultimo fiore e l'ultima crisalide.

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La differenza

Penso e ripenso: - Che mai pensa l'oca
gracidante alla riva del canale?
Pare felice! Al vespero invernale
protende il collo, giubilando roca.

Salta starnazza si rituffa gioca:
né certo sogna d'essere mortale
né certo sogna il prossimo Natale
né l'armi corruscanti della cuoca.

- O pàpera, mia candida sorella,
tu insegni che la Morte non esiste:
solo si muore da che s'è pensato.

Ma tu non pensi. La tua sorte è bella!
Ché l'esser cucinato non è triste,
triste è il pensare d'esser cucinato.

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Ora di grazia

Son nato ieri che mi sbigottisce
il carabo fuggente, e mi trastullo
della cetonia risopita sullo
stame, dell'erba, delle pietre lisce?

E quel velario azzurro tutto a strisce,
si chiama "cielo"? E "monti" questo brullo?
Oggi il mio cuore è quello d'un fanciullo,
se pur la tempia già s'impoverisce.

Non la voce così dell'Infinito,
né mai così la verità del Tutto
sentii levando verso i cieli puri

la maschera del volto sbigottito:
"Nulla s'acquista e nulla va distrutto:
o eternità dei secoli futuri!".

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Ignorabimus

Certo un mistero altissimo e più forte
dei nostri umani sogni gemebondi
governa il ritmo d'infiniti mondi
gli enimmi della Vita e della Morte.

Ma ohimè, fratelli, giova che s'affondi
lo sguardo nella notte della sorte?
Volere un Dio? Irrompere alle porte
siccome prigionieri furibondi?

Amare giova! Sulle nostre teste
par che la falce sibilando avverta
d'una legge di pace e di perdono:

"Non fate agli altri ciò che non vorreste
fosse a voi fatto!". Nella notte incerta
ben questo è certo: che l'amarsi è buono!

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Il filo

Ma questo filo... tutto questo filo!...
In pensieri non dolci e non amari
il Vecchio stava chino sulli alari
con le molle, così, come uno stilo.

"Scrivi? Bruci? Miei versi? I sillabari?
Il nome dell'Amata e dell'Asilo!"
(nel Vecchio riconobbi il mio profilo)
"Lettere? Buste? Annunzi funerari?

Un nome, un nome! Quello della Mamma!"
E caddi singhiozzando sulli alari.
Il Vecchio tacque. M'additò la fiamma.

"Da trent'anni?! Perdute le più tenere
mani! Ma resta il sogno! I sogni cari..."
Il Vecchio tacque. M'additò la cenere.

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Parabola

Il bimbo guarda fra le dieci dita
la bella mela che vi tiene stretta;
e indugia - tanto è lucida e perfetta -
a dar coi denti quella gran ferita.

Ma dato il morso primo ecco s'affretta:
e quel che morde par cosa scipita
per l'occhio intento al morso che l'aspetta...
E già la mela è per metà finita.

Il bimbo morde ancora - e ad ogni morso
sempre è lo sguardo che precede il dente -
fin che s'arresta al torso che già tocca.

"Non sentii quasi il gusto e giungo al torso!"
Pensa il bambino... Le pupille intente
ogni piacere tolsero alla bocca.

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