Citazioni di CASA MARIVILLAS, pagina 12
Psyche
O Psyche, tenue più del tenue fumo
ch’esce alla casa, che se più non esce,
la gente dice che la casa è vuota;
più lieve della lieve ombra che il fumo
disegna in terra nel vanire in cielo:
sei prigioniera nella bella casa
d’argilla, o Psyche, e vi sfaccendi dentro,
pur lieve sì che non se n’ode un suono;
ma pur vi sei, nella ben fatta casa,
ché se n’alza il celeste alito al cielo.
E vi sfaccendi dentro e vi sospiri
sempre soletta, ché non hai compagne
altre che voci di cui tu sei l’eco;
ignude voci che con un sussulto
sorgere ammiri su da te, d’un tratto;
voci segrete a cui tu servi, o Psyche.
Intorno alla tua casa, o prigioniera,
pasce le greggi un Essere selvaggio,
bicorne, irsuto; e sui due piè di capro
sempre impennato, come a mezzo un salto.
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poesia di Giovanni Pascoli da Poemi conviviali (1904)
Aggiunto di Simona Enache
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In estate come in inverno
In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Accanto a lui un imbecille
un signore che ne ha
tristemente pesca con la lenza
Egli non sa perché
vedendo passare una chiatta
la nostalgia lo afferra
Anch'egli vorrebbe partire
lontano lontano sull'acqua
e vivere una nuova vita
con un po' di pancia in meno.
In estate come in inverno
nel fango nella polvere
sdraiato su vecchi giornali
l'uomo che ha l'acqua nelle scarpe
[...] Read more
poesia di Jacques Prevert
Aggiunto di Simona Enache
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Bisbigli di immortalità
Webster fu molto posseduto dalla morte;
Sotto la pelle vide sempre il cranio;
E sottoterra creature scarne, ripiegate
All'indietro in un ghigno senza labbra.
Sostituiti ai globi, bulbi di narciso
Fissavano dall'orbita degli occhi!
Sapeva che il pensiero s'avvinghia a membra morte
Serrando ogni sua brama e ogni lussuria.
J. Donne, suppongo, fu un altro di quei tali
Che non riuscivano a sostituire il senso
Per afferrare, adunghiare e penetrare;
Vedendo anche più in là dell'esperienza
Egli conobbe l'angoscia del midollo,
La febbre di malaria dello scheletro;
Nessun contatto carnale possibile
Leniva la febbre dell'ossa.
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poesia di T.S. Eliot
Aggiunto di Simona Enache
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Il cantore
"Al di là del portone che cosa sento,
che cosa risuona sul ponte?
Lascia che al nostro orecchio
nella sala risuoni la canzone!"
Fu il re a parlare, il paggio corse,
tornò il ragazzo, e il re ad alta voce:
"Fatemi entrare il vecchio!"
"Nobili signori, il mio saluto vi sia dato,
il mio saluto, belle dame, a voi!
Che ricco cielo, astro vicino ad astro!
Chi mai conosce i loro nomi?
Nella sala di sfarzo e di splendore,
occhi chiudetevi; qui non è l'ora
di rallegrarsi per la meraviglia."
Il cantore strinse gli occhi
per toccare le corde a piene note;
i cavalieri guardavano animosi,
e, a capo chino, le belle donne.
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poesia di Goethe
Aggiunto di Simona Enache
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I Bambini dagli Occhi di Sole
Ho visto i luminosi pionieri dell'Onnipotente al confine dove il cielo si volge verso la vita, scendere le scale d'ambra della nascita; precursori di una Divina moltitudine.
Essi venivano sul Sentiero della Stella del Mattino, nella piccola stanza della vita mortale.
Li ho visti attraversare la penombra di una età bambini dagli occhi solari portatori di una meravigliosa Aurora, i grandi creatori dal calmo aspetto.
Li ho visti gli abbattitori delle barriere del mondo i lottatori contro il destino nato dalla paura.
Li ho visti i lavoratori della Casa degli Dei, i messaggeri di ciò che non può essere comunicato, gli architetti dell'immortalità.
Li ho visti cadere nella sfera umana, con i volti ancora luminosi della gloria immortale, con voci che ancora parlavano con i pensieri di Dio, con corpi resi splendenti dalla Luce dello spirito.
Portavano la Magica Parola, il Mistico Fuoco, la dionisiaca Coppa della Gioia.
Li ho visti, i bambini che rendono l'uomo migliore, coloro che cantano uno sconosciuto inno dell'Anima. Ho sentito l'eco dei loro passi nei corridoi del tempo.
Ho visto gli alti sacerdoti della Saggezza, della dolcezza, della Potenza e della Felicità Celeste, i rivelatori delle vie solari della Bellezza, i nuotatori delle acque tempestose dell'Amore, i danzatori che aprono le porte d'oro del Nuovo Tempo.
Sono qui.
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poesia di Sri Aurobindo
Aggiunto di Simona Enache
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Il Dio dei vuoti
La forza nucleare forte,
la forza nucleare debole
e la forza elettromagnetica – alla quale
si accosta [in fretta] anche la legge della gravitazione...-
una formula del governo della materia
attraverso lei stessa,
alimentando la combustione del pensiero
in un equilibrio fragile –
il realismo dell’immaginazione
in un paradigma sintetica:
E=mc2 – ortodossia cinetica –
oppure, in un modo diverso : il paradosso del dire dell’Essere
di-quello-che-è «l’essere stesso» nell’ alito della creazione.
Il Dio dei vuoti
nel fuoco struggente della creazione –
come sostegno dei tuoi mondi che si trovano in trance,
Il Dio dei vuoti sublimato in un verso,
senza la quale la luce dei miei occhi –
possa arrivare fino a te :
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poesia di Dumitru Găleşanu da Il titolo del libro: Addéndum, Casa di Editrice Tracus Arte Bucarest, 2014 (aprile 2014), traduzione di Celesta Popa
Aggiunto di anonimo
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Ragione e passione
E ancora la sacerdotessa parlò e disse: Parlaci della Ragione e della Passione.
E lui rispose dicendo:
La vostra anima è sovente un campo di battaglia dove giudizio e ragione muovono guerra all'avidità e alla passione.
Potessi io essere il pacificatore dell'anima vostra, che converte rivalità e discordia in unione e armonia.
Ma come potrò, se non sarete voi stessi i pacificatori, anzi gli amanti di ogni vostro elemento?
La ragione e la passione sono il timone e la vela di quel navigante che è l'anima vostra.
Se il timone e la vela si spezzano, non potete far altro che, sbandati, andare alla deriva, o arrestarvi nel mezzo del mare.
Poiché se la ragione domina da sola, è una forza che imprigiona, e la passione è una fiamma che, incustodita, brucia fino alla sua distruzione.
Perciò la vostra anima innalzi la ragione fino alla passione più alta, affinché essa canti,
E con la ragione diriga la passione, affinché questa viva in quotidiana resurrezione, e come la fenice sorga dalle proprie ceneri.
Vorrei che avidità e giudizio fossero per voi come graditi ospiti nella vostra casa.
Certo non onorereste più l'uno dell'altro, perché se hai maggiori attenzioni per uno perdi la fiducia di entrambi.
Quando sui colli sedete alla fresca ombra dei pallidi pioppi, condividendo la pace e la serenità dei campi e dei prati lontani, allora vi sussurri il cuore: "Nella ragione riposa Dio".
E quando infuria la tempesta e il vento implacabile scuote la foresta, e lampi e tuoni proclamano la maestà del cielo, allora dite nel cuore con riverente trepidazione: "Nella passione agisce Dio".
E poiché siete un soffio nella sfera di Dio e una foglia nella sua foresta, voi pure riposerete nella ragione e agirete nella passione.
poesia di Khalil Gibran da Il Profeta
Aggiunto di Simona Enache
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A mia moglie
Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell'andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l'occhio, se il giudizio mio
non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun'altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
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poesia di Umberto Saba
Aggiunto di Simona Enache
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Atteggiarsi in collegio giudicante
Sul globo oculare
del cervello della mente,
in un’agonia celeste –
con tutte le forze correvano gli elementi dell’innato
in un esercizio di volo irreversibile,
come il pensiero delle mie cellule
dal corpo dell’amore comprensibile
in una corsa pazzesca verso il futuro
si pigiavano per farsi vedere nell’ambiente
come la stessa idea del volo, particelle pesanti –
attraversare le dogane di color blu
si stracciavano fra di loro
con le labbra, con la lingua, con i denti.
In un linguaggio universale
si abbinavano tra loro,
diventando nebulosa di stelle
le tuo parole – le mie parole,
graziosi silenzi o illusioni sonori,
esacerbazione di una canzone di sottofondo –
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poesia di Dumitru Găleşanu da Il titolo del libro: Insegne della materia, Casa di editrice Tracus Arte Bucarest, 2013 (agosto 2013), traduzione di Celesta Popa
Aggiunto di anonimo
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Senza di te
Senza di te che cosa sarei stato?
Senza di te che cosa non sarei?
Destinato a paure e smarrimenti,
solo mi sentirei nel vasto mondo.
Non amerei più nulla con certezza,
sarebbe un cupo baratro il futuro;
se nel profondo il cuore si turbasse,
a chi potrei svelare la mia pena?
Solo, da amore e nostalgia consunto,
non dissimile il giorno dalla notte
mi sembrerebbe; e seguirei con caldo
pianto il corso selvaggio della vita.
Troverei nel tumulto inquietudine,
dentro la casa angoscia disperata.
Chi reggerà senza un amico in cielo,
chi reggere potrà qui sulla terra?
Ora che Cristo a me si è rivelato,
io con certezza tutto gli appartengo,
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poesia di Novalis
Aggiunto di Simona Enache
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