Pagina iniziale | Le ultime aggiunte | Lista degli autori | Tematiche | Citazioni aleatorie | Vota! | Gli ultimi commenti | Aggiungere citazione

T.S. Eliot

Bisbigli di immortalità

Webster fu molto posseduto dalla morte;
Sotto la pelle vide sempre il cranio;
E sottoterra creature scarne, ripiegate
All'indietro in un ghigno senza labbra.

Sostituiti ai globi, bulbi di narciso
Fissavano dall'orbita degli occhi!
Sapeva che il pensiero s'avvinghia a membra morte
Serrando ogni sua brama e ogni lussuria.

J. Donne, suppongo, fu un altro di quei tali
Che non riuscivano a sostituire il senso
Per afferrare, adunghiare e penetrare;
Vedendo anche più in là dell'esperienza

Egli conobbe l'angoscia del midollo,
La febbre di malaria dello scheletro;
Nessun contatto carnale possibile
Leniva la febbre dell'ossa.

. . . . . . . . . . . .

E Grishkin è graziosa; il suo occhio di russa
A sottolinearlo con estrema enfasi;
Senza corsetto, il suo busto amichevole
Offre promesse di piaceri pneumatici.

L'accucciato giaguaro brasiliano
Frena la piccola scimmia che fugge
Con la sottile effusione del gatto;
Grisbkin possiede una piccola casa;

Il levigato giaguaro brasiliano
Nella sua arborea oscurità non emana
Un fetore felino tanto forte
Quanto Grishkin ne emana in un salotto.

E persino le Entità Astratte
Fanno la corte alla sua grazia; ma
Il nostro destino s'insinua fra costole aride
Per tener calda la nostra metafisica.

poesia di T.S. EliotSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share

Citazioni simili

Claudia Cardinale

Sono contenta di essere una donna, ma solo perché ho capito che la donna è un essere forte, persino più dell'uomo. Talmente forte da saper sopravvivere a dolori grandissimi, che nessun uomo potrà mai capire fino in fondo, perché non fanno parte della sua storia e del suo destino.

Claudia Cardinale in Io, Claudia – Tu, Claudia (1995)Segnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Novalis

Senza di te

Senza di te che cosa sarei stato?
Senza di te che cosa non sarei?
Destinato a paure e smarrimenti,
solo mi sentirei nel vasto mondo.
Non amerei più nulla con certezza,
sarebbe un cupo baratro il futuro;
se nel profondo il cuore si turbasse,
a chi potrei svelare la mia pena?

Solo, da amore e nostalgia consunto,
non dissimile il giorno dalla notte
mi sembrerebbe; e seguirei con caldo
pianto il corso selvaggio della vita.
Troverei nel tumulto inquietudine,
dentro la casa angoscia disperata.
Chi reggerà senza un amico in cielo,
chi reggere potrà qui sulla terra?

Ora che Cristo a me si è rivelato,
io con certezza tutto gli appartengo,
come consuma rapida una chiara
vita la tenebra senza confine.
Sono con Cristo divenuto un uomo;
il destino è da lui trasfigurato,
e l'India deve fiorire gioiosa
perfino nel Nord intorno all'amato.

La vita diventa un'ora d'amore,
d'amore e gioia tutto il mondo parla.
Cresce un'erba che sana ogni ferita,
palpita colmo e libero ogni cuore.
Io rimango, per tutti i suoi mille
regali, pieno d'umiltà, suo figlio;
so che sarà presente in mezzo a noi
anche se solo due fossimo insieme.

Oh, andate per tutte le strade
e riportate dentro chi è smarrito,
stendete a ognuno la mano, invitatelo
lietamente a venire in mezzo a noi.
Il cielo è qui con noi sulla terra,
lo contempliamo uniti nella fede;
e a quelli che con noi sono congiunti
in un'unica fede, si apre il cielo.

Un senso antico, grave del peccato
ci stava in cuore saldamente impresso;
come ciechi erravamo nella notte,
da rimorso e passione insieme accesi.
Che l'uomo degli dei fosse nemico
ci sembrava, ogni azione delittuosa;
anche se il cielo sembrava parlarci,
parlava soltanto di morte e di pena.

Nel cuore, ricca fonte della vita,
stava annidato un essere malvagio;
e se si illuminava il nostro spirito,
era solo inquietudine il suo frutto.
Saldamente inchiodava i prigionieri
tremanti a terra una catena ferrea;
la spada giustiziera della morte
ci atterrì, soffocando ogni speranza.

Venne un figlio dell'uomo a riscattarci,
pieno d'amore e forza, un Salvatore;
nel nostro intimo un fuoco ha suscitato
che infonde nuova vita ad ogni cosa.
Vedemmo finalmente aperto il cielo
su di noi, come nostra antica patria;
provammo l'esultanza di sentirci
congiunti a Dio, di credere e sperare.

E da allora per noi sparve il peccato,
fu gioioso ogni passo sulla terra;
si regalò, sul nascere, ai fanciulli
come il dono più bello questa fede;
da lei santificata, come un sogno
felice trascorreva ormai la vita;
e, votati ad amore e gioia eterna,
si avvertì appena l'ora del distacco.

Sta ancora qui nel suo splendore
meraviglioso, il Santo, l'Amato;
per la sua fedeltà, la sua corona
di spine, siamo in lacrime, commossi.
Sia benvenuto ogni uomo che passa
e che afferra con noi la sua mano
per divenire maturando, accolto
nel suo cuore, un frutto del paradiso.

poesia di NovalisSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Albert Camus

Il senso d'impotenza e di solitudine del condannato incatenato, di fronte alla coalizione pubblica che vuole la sua morte, è già di per sé una punizione inconcepibile... Generalmente l'uomo è distrutto dall'attesa della pena capitale molto tempo prima di morire. Gli si infliggono così due morti, e la prima è peggiore dell'altra, mentre egli ha ucciso una volta sola. Paragonata a questo supplizio, la legge del taglione appare ancora come una legge di civiltà. Non ha mai preteso che si dovessero cavare entrambi gli occhi a chi aveva reso cieco di un occhio il proprio fratello.

Albert Camus in Riflessioni sulla pena di morteSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
John Keats

Le stagioni umane

Quattro stagioni fanno intero l'anno,
quattro stagioni ha l'animo dell'uomo.
Egli ha la sua robusta Primavera
quando coglie l'ingenua fantasia
ad aprire di mano ogni bellezza;

ha la sua Estate quando ruminare
il boccone di miel primaverile
del giovine pensiero ama perduto
di voluttà, e così fantasticando,
quanto gli è dato approssimarsi al cielo;

e calmi ormeggi in rada ha nel suo Autunno
quando ripiega strettamente le ali
pago di star così a contemplare
oziando le nebbie, di lasciare
le cose belle inavvertite lungi
passare come sulla siglia un rivo.

Anche ha il suo Inverno di sfiguramento
pallido, sennò forza gli sarebbe
rinunciare alla sua mortal natura.

poesia di John KeatsSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Umberto Eco

La prima qualità di un onest'uomo è il disprezzo della religione, che ci vuole timorosi della cosa più naturale del mondo, che è la morte, odiatori dell'unica cosa bella che il destino ci ha dato, che è la vita, e aspiranti a un cielo dove di eterna beatitudine vivono solo i pianeti, che non godono né di premi né di condanne, ma del loro moto eterno, nelle braccia del vuoto. Siate forte come i saggi dell'antica Grecia e guardate alla morte con occhio fermo e senza paura.

citazione di Umberto EcoSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Jimmy Carter

La morte di Elvis Presley priva il nostro Paese di una parte di sé stesso. Egli era unico ed irripetibile. Più di venti anni fa, irruppe sulle scene in un modo che è stato senza precedenti e che forse non sarà mai eguagliato. La sua musica e la sua personalità, fondendo il country bianco e il nero rhythm and blues, hanno cambiato permanentemente la faccia della cultura popolare Americana. Il suo seguito è stato immenso. Ed egli è stato un simbolo, per le persone nel mondo, della vitalità, dell'intraprendenza e del buon umore di questo Paese.

citazione di Jimmy CarterSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share

Sonetto XXIII

Deh, s'io potessi vivere fin d'oggi,
Domani e sempre, tra le sole braccia
Dell'uomo amato, e s'egli mi dicesse
Stringendomi al suo petto: "O amica cara,

Amiamoci fra noi, ben soddisfatti
L'uno dell'altra, senza che più nulla
Possa in vita dividerci"; se, al colmo
Del possesso fra noi, mentre lo tengo

Stretto al pari dell'edera e del fusto,
La morte invidiosa ci strappasse,
L'uno all'altra, per sempre, allora, al colmo

Dei nostri amplessi, esalerei lo spirito
Mio sulle labbra sue, fino a morirne
D'una felicità che non ha nome.

poesia di Louise LabeSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share

Il cielo con tutta la sua creazione è come il telescopio che ci fa scorgere Dio: non lo ingrandisce, non lo può ingrandire al nostro sguardo, perché Egli è infinito, ma può farci intravedere la sua grandezza, può farci contemplare un raggio della sua potenza, un fulgore della sua sapienza, un caldo riflesso dell'infinita fiamma del suo amore.

citazione di Dolindo RuotoloSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
I.A. Goncearov

L'amore, sebbene sia detto un sentimento capriccioso, di cui non ci si rende conto e che nasce come una malattia, ha tuttavia le sue leggi e le sue cause. E se finora queste leggi sono state poco studiate, è perché la persona colpita dall'amore ha altro da fare che seguire con un occhio di scienziato come l'impressione penetra nella sua anima, come v'incatena, quasi col sonno, i sentimenti, come da principio gli occhi sono acciecati e da quel momento il polso, e con esso il cuore, cominciano a battere più forte, e come all'improvviso sorge la devozione fino alla tomba e l'aspirazione a sacrificar se stessi e a poco a poco scompare il proprio io e passa in lui o acuisce, come la volontà si ottunde straordinariamente o straordinariamente si acuisce, come la volontà si arrende alla volontà altrui, e la testa e i ginocchi tremano, e fanno la loro comparsa le lacrime, la febbre...

I.A. Goncearov in Oblomov (1977)Segnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Epicur

Se ogni piacere si intensificasse nel suo luogo e nella sua durata, e pervadesse tutto il nostro composto o le parti più importanti del nostro essere, allora i piaceri non differirebbero gli uni dagli altri.

citazione di EpicurSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share

Come lo scriba

Il poiēsis dello spirito santo –
dal libro della conoscenza
di quelli che sono sulla terra,
con discorsgenuini è stato radicato nella parola.

Preghiera, sussurro, versetto, maledizione
tutto in tutto con profumo di poema,
ricordando al mondo il passato –
nel suono della vita boemo.

Come l o s c r i b a,
ascoltando i richiami del tempo,
tutto mi sembra un miraggio
della parola scritta –
autopoiēsis tra veglia e sogno.

Uno spazio della memoria
altrettanto onirico- sanguino-della storia –
abitando la parola mirabile innumerevole:
il poiēsis dello spirito incarnato luce e grazia;
rimasto spettatore alla commedia umana,
trasfigurandosi senso
per gli immortali nel avatar –
come in una rinascita eterna
l’anima delle nostre vite di ambra.

Come lo scriba
-cronaca viva del suo tempo,
sotto la doratura di metafore,
in un ignobile fine
ti aspettano i tuoi fatti.
Tutti. Il salto nella normalità,
per quanto possa essere difficile a seguirlo
in un pellegrinaggio inedito,
significa liberarsi
con dignità di ricordi e peccati,
ogni macchia di luce e ogni ombra avendo
la sua eco in eternità.

poesia di Dumitru Găleşanu da Le luci dell'uomo [lirica filosofica] (5 aprile 2021), traduzione di Mihaela CîrțogSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di anonimo
Commenti! | Vota! | Copia!

Share

Lentamente, l'automobilista si è lasciato rinchiudere in ragionamenti tronchi in cui gli effetti non hanno più cause; un'altra logica, di corte vedute, indotta dalla sua posizione al volante. Cioè da solo. Una logica profondamente individualista. Questa piccola prigione di acciaio lo ha isolato anche socialmente. Più della capacità di ragionare, è il suo senso della vita di comunità che si è perso per strada.

citazione di Didier TronchetSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share

Halleluyah

Mistica
dell’immensità –
sotto gli sguardi di santo della sfinge:
infinita è la sua creazione,
colonna vertebrale della vita che sale.
Chi può stare davanti
alla sua ineguagliabile grandezza,
del demiurgo?

Tra
reale e utopico,
la storia del mondo respira
la caduta nel tempo
sotto il proprio peso.
Nel ritmo cosmico
gli infiniti si stringono
in un frantume
di eternità.

La vita è solo una levitazione
del corpo verso il cielo. Oh, se potessi
toccare con il cuore l’eden del cielo,
l’eco silenziosa del mistero!

La sensazione
di sapore e libertà,
edificante la risento
con la grazia della natura umana immacolata.
Oh!, non calpestare
sull’altare sacro del mio verso:
la poesia è solo una forma di vita,
e [...] le sue creature –
infinite vie per conoscere
[così come è] l’iddio.

Lettere d’oro,
di un’immensa purezza,
lastricate con le orme
del passaggio del (d)io,
fruttificano nel cuore dell’uomo.

L’uomo libero,
sempre innamorato del cielo,
nella rosa dei venti maestro
come il primo monarca.

Per tutto quello che è stato ed è,
per tutto quello che sarà –
ma oggi ancora non lo è sulla terra,
sotto gli sguardi di sfinge del tempo:
lodato sia il suo nome!,
halleluyah!

poesia di Dumitru Găleşanu da Le luci dell\'uomo [lirica filosofica] (5 aprile 2021), traduzione di Mihaela CîrțogSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di anonimo
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Umberto Saba

La Malinconia

Malinconia
la vita mia
struggi terribilmente;
e non v'è al mondo, non c'è al mondo niente
che mi divaghi.
Niente, o una sola
casa. Figliola,
quella per me saresti.
S'apre una porta; in tue succinte vesti
entri, e mi smaghi.
Piccola tanto,
fugace incanto
di primavera. I biondi
riccioli molti nel berretto ascondi,
altri ne ostenti.
Ma giovinezza,
torbida ebbrezza,
passa, passa l'amore.
Restan sì tristi nel dolente cuore,
presentimenti.
Malinconia,
la vita mia
amò lieta una cosa,
sempre: la Morte. Or quasi è dolorosa,
ch'altro non spero.
Quando non s'ama
più, non si chiama
lei la liberatrice;
e nel dolore non fa più felice
il suo pensiero.
Io non sapevo
questo; ora bevo
l'ultimo sorso amaro
dell'esperienza. Oh quanto è mai più caro
il pensier della morte,
al giovanetto,
che a un primo affetto
cangia colore e trema.
Non ama il vecchio la tomba: suprema
crudeltà della sorte.

poesia di Umberto Saba da Dal CanzoniereSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Rumi

Quando un uomo e una donna diventano uno...

Ho coperto i miei occhi
con la polvere della tristezza,
finché entrambi furono un mare colmo di perle.
Tutte le lacrime che noi creature versiamo per lui
non sono lacrime,come pensano molti, ma perle...
Mi lamento dell'anima con l'anima,
ma non per lamentarmi: dico solo le cose come stanno.
Il cuore mi dice che è angosciato per lui
ma io non posso che ridere di questi torti immaginari.
Sii giusta, tu che sei la gloria del giusto.
Tu, anima, libera dal "noi" e dall' "io",
spirito sottile in ogni uomo e donna.
Quando un uomo e una donna diventano uno,
quell'uno sei tu.
E quando quell'uno è cancellato, tu sei.
Dove sono questo "noi" e questo "io"?
A lato dell'amato.
Tu hai fatto questo "noi" e questo "io"
perché tu potessi giocare
al gioco del corteggiamento con te stesso,
affinché tutti i "tu" e gli "io" diventino un'anima sola
e infine anneghino nell'amato.
Tutto ciò è vero. Vieni!
Tu che sei la parola creatrice: Sii.
Tu, al di là di qualunque descrizione.
E' possibile per l'occhio fisico vederti?
Può il pensiero comprendere il tuo riso o la tua pena?
Dimmi, è possibile vederti?
Soltanto di cose in prestito vive questo cuore.
Il giardino d'amore è infinitamente verde
e dà molti frutti oltre alla gioia e al dolore.
L'amore è al di là di entrambe le condizioni.
Senza primavera, senza autunno, è sempre nuovo.

poesia di RumiSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share

Chi scrive versi o compone quadri e statue è spinto da un impulso insostenibile a far rinascere sulla terra l'età dell'oro: la fa rinascere nella sua opera, che è la stessa età dell'oro realizzata. Ma è anche simile a una divinità decaduta, prigioniera nelle tenebre o esiliata ai limiti della terra, che porta nella memoria il ricordo dell'utopia e della sua fine irreparabile; o ad un astro che fugge, sempre più pallido ed enigmatico, l'acume degli occhi umani.

Pietro Citati in La civiltà letteraria europeaSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Nikolai Berdiaev

L’uomo si trova davanti all’abisso di essere o non essere. Ed egli non può dominare questo abisso con le sue sole forze: ha bisogno di un aiuto dall’alto. Questa è una faccenda divino-umana. E se nel nostro tempo è l’esistenza stessa dell’uomo ad essere minacciata, se l’uomo è dilaniato, è proprio perché egli si è affidato solo a se stesso e alle sue forze. L’umanità sta attraversando quello che è forse il periodo più pericoloso di tutta la sua esistenza. Ma io non penso che il destino dell’uomo sia del tutto senza speranza. Questa disperazione è solo qui, non nell’aldilà. Perché noi crediamo che la storia del mondo non andrà avanti all’infinito, che il mondo e la storia finiranno. Ma questo significa che noi non crediamo nella possibilità di una soluzione finale in questo mondo, su questa terra, in questo nostro tempo... Tuttavia, questo non deve ostacolare l’azione creativa dell’uomo, e la sua realizzazione della giustizia qui ed ora, perché gli atti creativi dell’uomo influenzeranno la fine stessa. La fine è una faccenda divino-umana. E la parola finale, che appartiene a Dio, comprenderà necessariamente anche una parola dell’uomo.

Nikolai Berdiaev in Christian ExistentialismSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Federico Garcia Lorca

Cielo vivo

Non posso lamentarmi
se non ho trovato quel che cercavo.
Presso le pietre senza umore e gl'insetti vuoti
non vedrò il duello del sole con le creature in carne viva.
Ma andrò a vedere il primo paesaggio
di scontri, liquidi e rumori
che si filtra in neonato
e dove ogni superficie è elusa,
per capire che quel che cerco avrà il suo bersaglio di allegria
quando volerò mescolato con l'amore e le sabbie.
Lì non arriva la brina degli occhi spenti
né il muggito dell'albero assassinato dal bruco.
Lì tutte le forme conservano intrecciate
una sola espressione frenetica di slancio.
Non puoi slanciarti negli sciami di corolle
perché l'aria dissolve i tuoi denti di zucchero,
né puoi accarezzare la fugace foglia della felce
senza sentire lo stupore definitivo dell'avorio.
Lì sotto le radici e nel midollo dell'aria
si comprende la verità delle cose sbagliate;
il nuotatore di nichel che scruta l'onda più fina
e la mandria di vacche notturne con rosse zampine di donna.
Non posso lamentarmi
se non ho trovato quel che cercavo;
ma andrò a vedere il primo paesaggio di umidità e di palpiti
per capire che quel che cerco avrà il suo bersaglio di allegria
quando volerò mescolato con l'amore e le sabbie.
Volo fresco di sempre sopra letti vuoti,
sopra gruppi di brezze e navi incagliate.
Inciampo vacillante nella dura eternità fissa
e amore infine senz'alba. Amore. Amore visibile

poesia di Federico Garcia LorcaSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share

La Solitudine

Marco se n'è andato e non ritorna più
Il treno delle sette e trenta senza lui
È un cuore di metallo senza l'anima
Nel freddo del matino grigio di città
A scuola il banco è vuoto, Marco è dentro me
È dolce il suo respiro fra i pensieri miei
Distanze enormi sembrano dividerci
Ma il cuore batte forte dentro me

Chissà se tu me penserai
Se con i tuoi non parli mai
Se ti nascondi come me
Sfuggi gli sguardi e te ne stai
Rinchiuso in camera e non vuoi mangiare
Stringi forte al te il cuscino
Piangi non lo sai
Quanto altro male ti farà la solitudine

Marco nel mio diario ho una fotografia
Hai occhi di bambino un poco timido
La stringo forte al cuore e sento che ci sei
Fra i compiti d'ingliese e mathematica.
Tuo padre e i suoi consigli che monotonia
Lui con il suo lavoro ti ha portato via
Di certo il tuo parere non l'ha chiesto mai
Ha detto: "un giorno tu me capirai".

Chissà se tu me penserai
Se con gli amici parlerai
Per non sofrire più per me
Ma non è facile lo sai
A scuola non me posso più
E i pomeriggi senza te
Studiare è inutile tutte le idee
Si affollano su te
Non è possibile dividere
La vita di noi due
Ti prego aspettami amore mio
Ma illuderti non so.

La solitudine fra noi
Questo silenzio dentro me
è l'inquietudine di vivere
La vita senza te.
Ti prego aspettami perché
Non posso stare senza te
Non è possibile dividere
La storia di noi due.

La solitudine fra noi
Questo silenzio dentro me
è l'inquietudine di vivere
La vita senza te.
Ti prego aspettami perché
Non posso stare senza te
Non è possibile dividere
La storia di noi due,
La solitudine.

canzone interpretata di Laura PausiniSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share
Khalil Gibran

L'arrivo della nave

Almustafa, l'eletto e l'amato, come un'alba verso il suo giorno, aveva atteso dodici anni nella città di Orfalese il ritorno della nave che doveva riportarlo all'isola nativa.
E nel dodicesimo anno, il giorno settimo di Iellol mese della mietitura, salì sopra la collina fuori le mura della città e guardò verso il mare, e nella foschia vide la sua nave venire.
Allora le porte del suo cuore si spalancarono e la sua gioia volò lontano, al di sopra del mare. E Almustafa chiuse gli occhi e pregò nei silenzi dell'anima.

Ma discendendo dalla collina, una grande tristezza calò su di lui, e così ragionò nel suo cuore:
Come andarsene in pace e senza dolore? No, non senza ferita nell'anima lascerò questa città.
lunghi sono stati i giorni di sofferenza consumati tra le sue mura, lunghe le noti di solitudine; e chi può senza rimpianto lasciare il suo dolore e la sua solitudine?
Troppi frammenti dello spirito ho disseminato in queste strade, troppi figli del mio desiderio vanno nudi tra queste colline, e io non posso allontanarmi da loro senza peso e dolore.
Non è una veste che oggi io respingo, ma una pelle che strappo con le mie stesse mani.
Non è un pensiero che io lascio dietro a me, ma un cuore reso dolce da fame e sete.

Tuttavia più a lungo non posso indugiare.
Il mare che pretende ogni cosa mi chiama, e io devo imbarcarmi.
Poiché se resto, nonostante brucino le ore della notte, io sarò ghiaccio e fossile, costretto in una forma.
Vorrei portare con me ogni cosa che è qui. Ma come potrò?
Una voce non può portare con sé la lingua e le labbra che le hanno dato le ali. Sola dovrà approdare al cielo.
E sola e senza nido l'aquila volerà attraverso il sole.

Giunto ai piedi della collina, nuovamente guardò verso il mare e vide la sua nave avvicinarsi al porto e sulla prua i marinai, gli uomini della sua terra.

E la sua anima gridò loro:
Figli della mia antica madre, cavalieri delle onde,
quante volte avete veleggiato nei miei sogni. E adesso approdate al mio risveglio, che è il mio sogno più profondo.
Sono pronto a partire, e a vele spiegate il mo desiderio aspetta il vento.
Ancora una volta respirerò quest'aria calma e ancora una volta volgerò indietro il mio sguardo d'amore.
E allora sarò tra voi, navigante tra i naviganti.
E tu, vasto mare, materno e insonne,
Unica pace e libertà per il torrente e il fiume,
In questa piana la corrente traccerà solo un'altra svolta, avrà solo un altro mormorio.
E allora io verrò a te, goccia infinita in sconfinato oceano.

E camminando vide di lontano uomini e donne lasciare campi e vigneti e accorrere alle porte della città.
E udì le loro voci pronunciare il suo nome e gridare da campo a campo annunziandosi l'un l'altra l'arrivo della sua nave.
E lui si disse:
Il giorno della separazione sarà forse giorno di convegno?
E questa mia vigilia, in verità, sarà detta la mia aurora?
E cosa offrirò a chi ha lasciato l'aratro a metà solco o ha fermato la ruota del suo torchio?
Sarà il mio cuore l'albero pesante di frutti che donerò loro?
E sgorgheranno come fonte i miei desideri affinché ne siano colme le loro coppe?
Sono forse io quale arpa sfiorata dalla mano del potente, o un flauto che il suo soffio attraversa?
Io sono un esploratore di silenzi, e quali tesori scoperti nei silenzi potrò dispensare con fiducia?
Se questo è il mio giorno delle messi, in quali campi ho sparso il seme e in quali stagioni dimenticate?
Se veramente questo è il giorno in cui leverò alta la mia lanterna, non è mia la fiamma che qui brucerà.
Buia e vuota alzerò la mia lanterna.
E a riempirla d'olio, così come ad accenderla, sarà il guardiano della notte.

Questi pensieri lui tradusse in parole. Ma molto restò nel suo cuore di non detto. Poiché lui stesso era incapace di esprimere il suo segreto più profondo.
E quando entrò nella città tutto il popolo gli venne incontro e lo acclamò con una voce sola.
E gli anziani della città si fecero avanti e dissero:
Non lasciarci ancora.
Sei stato un meriggio nel nostro crepuscolo e la tua giovinezza ci ha donato visioni di sogno.
Non sei ospite tra noi, non straniero, ma il figlio nostro prediletto.
Non tollerare che ai nostri occhi manchi il nutrimento del tuo volto.
E i sacerdoti e le sacerdotesse gli dissero:
Non adesso ci separino le onde del mare e non diventino ricordo gli anni che hai trascorso tra noi.
Come spirito hai camminato in mezzo a noi e la tua ombra è stata luce per i nostri volti.
Molto ti abbiamo amato. Ma senza parole, nascosto, fu il nostro amore.
Ora esso grida e a te vorrebbe rivelarsi.
Poiché sempre l'amore ignora la sua profondità fino all'ora del distacco.

E altri vennero a supplicarlo. Ma lui non rispose. Chinò soltanto la testa, e chi gli era vicino vide le lacrime cadergli sul petto.
E con il popolo avanzò sulla grande piazza, davanti al tempio.
E dal santuario uscì una donna di nome Almitra. Ed era un'indovina.
E lui la fissò con estrema tenerezza perché per prima lo aveva cercato, e aveva creduto in lui dal giorno del suo arrivo in quella città.
E lei lo salutò dicendo:
Profeta di Dio, che cerchi l'assoluto, a lungo hai spiato l'orizzonte per scorgere la tua nave.
E ora la tua nave è giunta e tu devi andare.
Profonda è in te la nostalgia per la terra dei tuoi ricordi e per la dimora delle tue grandi speranze; e neppure il nostro amore potrà trattenerti né la nostra necessità.
Ma prima di lasciarci noi ti chiediamo: parlaci e dona a noi la tua verità.
Noi la doneremo ai nostri figli, questi a loro figli, ed essa non perirà.
In solitudine hai vegliato sui nostri giorni, e vigile hai udito il pianto e il riso del nostro sonno.
E allora dischiudici a noi stessi e a noi rivela ciò che sai su quanto passa tra la nascita e la morte.

E lui rispose:
Popolo di Orfalese, di che cosa posso parlare se non di ciò che anche ora si agita nel vostro cuore?

poesia di Khalil GibranSegnala un problemaCitazioni simili
Aggiunto di Simona Enache
Commenti! | Vota! | Copia!

Share