Certamente, l’aforisma, in particolare quello che fa satira politica, ha una maggiore qualità e sottigliezza sotto i regimi totalitari. Per inviare un messaggio intelligente, l’aforista deve scrivere tra le righe, deve essere più profondo della censura. Anton Cechov diceva che, se nel regime totalitario le scritture scendono al livello di comprensione della censura, è normale che non siano pubblicate. Il pensiero che i tuoi scritti dovessero passare inevitabilmente sotto la lente della polizia politico-spirituale ti mobilitava, come autore. Ma anche il lettore avvisato cercava con attenzione la frase sovversiva, cosa rara in quei tempi di apogeo della ipocrisia, quando il coraggio più grande era quotato solo alla borsa valori.
Valeriu Butulescu in intervista (6 maggio 2010), traduzione di Simona Enache
Aggiunto di Simona Enache
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