Citazioni di tu mano pavasaris online, pagina 5

I figli
E una donna che reggeva un bambino al seno disse:
Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farvi simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.
Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dellì'Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.
poesia di Khalil Gibran da Il Profeta
Aggiunto di Simona Enache
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Per mano
Tu mi prendesti per mano e mi traesti
al Tuo fianco, mi facesti sedere su
l'alto seggio al cospetto di tutti
gli uomini; ond'io divenni timido,
incapace di muovermi e di seguitar
la mia via; esitante e scongiurante
a ogni passo che non avessi a urtare
in una loro spina insidiosa.
Alfine son liberato!
Il colpo è giunto, stride l'insulto,
il mio posto è là, giri nella polvere.
Ormai dinanzi a me sono aperti i sentieri.
Aperte ho l'ali al desiderio del cielo,
Vado a raggiungere le stelle cadenti
della mezzanotte, vado a precipitarmi
nell'ombra profonda.
Somiglio a nuvola estiva in balia dell'uragano,
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poesia di Rabindranath Tagore
Aggiunto di Simona Enache
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Il Dolore
E una donna disse: Parlaci del Dolore.
E lui disse:
Il dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la vostra conoscenza.
Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinché il suo cuore possa esporsi al sole, così voi dovete conoscere il dolore.
E se riusciste a custodire in cuore la meraviglia per i prodigi quotidiani della vita, il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia;
Accogliereste le stagioni del vostro cuore come avreste sempre accolto le stagioni che passano sui campi.
E veglieresti sereni durante gli inverni del vostro dolore.
Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi.
E' la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male.
Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serenità e in silenzio.
Poiché la sua mano, benché pesante e rude, è retta dalla tenera mano dell'Invisibile,
E la coppa che vi porge, nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.
poesia di Khalil Gibran da Il Profeta
Aggiunto di Simona Enache
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Il matrimonio
Allora Almitra di nuovo parlò e disse: Che cos'è il Matrimonio, maestro?
E lui rispose dicendo:
Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre.
Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
E insieme nella silenziosa memoria di dio.
Ma vi sia spazio nella vostra unione,
E tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l'un l'altro, ma non fatene una prigione d'amore:
Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l'un l'altro le coppe, ma non bevete da un'unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l'uno non sia di rifugio all'altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.
poesia di Khalil Gibran da Il Profeta
Aggiunto di Simona Enache
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Venezia
Lo scafo sciaborda e scolora
tra dettagli preziosi che dilagano taciturni.
Cambi di luce serrano le ore tra muri appisolati
mentre il vento gioca ai gettoni e li spende
per la cruna delle calli.
C’è chi passa, e chi non c’è, chi resta nell’intonaco
e la nebbia lo divora.
Il chiacchierio dell’acque controvento
mi spinge in retroscena, e quando il cielo
sviene sul pontile mi nasce acuta la domanda
se ho fede in ciò che spero, se spero in ciò che dubito.
Seguo l’andare nel limaccio dei barconi al vento
tra pietre e muschio che altercano in sordina
tra bolle d’acqua che s’impilano gioviali a far festa
orchestra a più docile destino.
Strabilia di lanterne sorvolano comignoli a facciata
e fumi al cielo, seguono il corteo delle stoffe che solca
ponti e sale in corrimano ai salotti ciarlieri
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poesia di Silvana Baroni da Perdersi per mano (2012)
Aggiunto di Simona Enache
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Giù in fondo scorreva la Jumna
Giù in fondo scorreva la Jumna, limpida;
rapida; su, in alto, lo scoglio sporgevasi
minaccioso.
Intorno, una cerchia di colline nereggianti
di boschi, e róse, a' piedi, dai torrenti.
Govinda, il grande maestro, sedeva sullo
Scoglio leggendo le Scritture, allorché
Raghunath, il discepolo, superbo della sua
ricchezza, s'accostò salutando e gli disse:
Ho portato il mio povero dono, indegno,
forse, del tuo gradimento."
Così dicendo, spiegò dinanzi al maestro due
anelli d'orlo adorni di pietre preziose.
Il maestro ne prese uno, se ne cinse il dito,
e i diamanti irradiarono guizzi.
A un tratto l'anello gli scivolò di mano e
rotolò giù per lo scoglio e poi nell'acqua.
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poesia di Rabindranath Tagore
Aggiunto di Simona Enache
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L'uno e l'altro
"Rimanere fedeli, legare agli altri il suo destino,
questo conta pur qualcosa" insiste lui
torcendo in una smorfia dubbia il viso, il suo viso di uomo nel torto.
"Questo conta pur qualcosa" risponde lei
sopra pensiero e guarda fuori l'opera del vento
da un capo all'altro della valle lasciata a pascolo.
"Se la pensi così è una fortuna.
La virtù, di questi tempi, tenuta per uno straccio e irrisa..."
prende e sposta con solennità... la mano tra il volante e il cambio.
"Oh certo" trasale lei che guarda
venire incontro da lontano i monti
e serrarsi sul rettifilo di asfalto.
"Certo" e le sfugge dalle labbra un suono
tra il gemito e lo schiocco di dentiera smossa.
Segue un attimo di silenzio, lungo
per me più che per loro, mentre penso
quale degli elementi manca, il fuoco
o l'aria, in questa cellula morta.
E frattanto li osservo quali sono,
dissimili, ma uguali in questo, che si muovono inutilmente cauti
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poesia di Mario Luzi (1963)
Aggiunto di Simona Enache
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Il tempo dell'anima
Quando son coricato, la mia patria
è quel giaciglio solitario e pesto
ove tra le mie braccia forzerò
la mia metà al par di me senz'anima.
E la mia metà è una donna:
una donna che non ho.
Il mio ideale è una chimera,
il mio orizzonte, l'imprevisto;
e mi consuma la nostalgia...
nostalgia del paese che non ho visto.
....................................
Il mio pensiero è un arido soffio:
l'aria. L'aria è mia dappertutto.
E la mia parola è la vuota eco
che non dice un bel nulla - ed è tutto.
Il mio passato: ciò che dimentico.
La sola cosa che mi tenga legato
è la mia mano nell'altra mia mano.
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poesia di Tristan Corbiere
Aggiunto di Simona Enache
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C'è chi siede piangendo
C'è chi siede piangendo disperate
lacrime solitario in una stanza -
e a lui solo di pena e di miseria
appare colorato il mondo intorno; -
chi guarda nell'immagine di antichi
tempi come in un baratro profondo,
dove, giù trascinandolo, una dolce
malinconia lo attira da ogni lato; -
è come se, là dentro, inestimabili
tesori per lui fossero ammassati;
stende la mano a coglierne, in furiosa
caccia, anelando, l'intimo segreto.
Lungo e angoscioso in arido deserto
gli sta davanti orribile il futuro,
solo e smarrito egli si aggira intorno
con folle smania in cerca di se stesso.
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poesia di Novalis
Aggiunto di Simona Enache
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L'Azzurro
Del sempiterno azzurro la serena ironia
Perséguita, indolente e bella come i fiori,
Il poeta impotente di genio e di follia
Attraverso un deserto sterile di Dolori.
Fuggendo, gli occhi chiusi, io lo sento che scruta
Intensamente, come un rimorso atterrante,
L'anima vuota. Dove fuggire? E quale cupa
Notte gettare a brani sul suo spregio straziante?
Nebbie, salite! Ceneri e monotoni veli
Versate, ad annegare questi autunni fangosi,
Lunghi cenci di bruma per i lividi cieli
Ed alzate soffitti immensi e silenziosi!
E tu, esci dai morti stagni letei e porta
Con te la verde melma e i pallidi canneti,
Caro Tedio, per chiudere con una mano accorta
I grandi buchi azzurri degli uccelli crudeli.
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poesia di Stephane Mallarme
Aggiunto di Simona Enache
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