Albero da frutto
Con le radici
inchiodate nel Tempo
e i rami nel cielo,
solo gli uccelli
possono raccontare
i fiori
nel battito del vento.
Benedetta,
sulla terra, la vita
c'è il frutto
che finisce
nella boca dell'Univeso.
poesia di Aneta Timplaru Horghidan da In azzurro (novembre 2014), traduzione di Aneta Timplaru Horghidan
Aggiunto di anonimo
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L'albero -Cuore,
Sono l'albero -cuore
Che si nutre dalle profondità nascoste.
Con l'arrivo della primavera
Sui miei rami fiorisce ,in tutti colori
La mia essenza...
Perchè dentro di me è l'amore
Che regna,cantando
Una canzone divina che si trova
Nei semi unici dei miei frutti.
L'amore che mi avvolge,
da colore ai fiori e frutti miei,
Attirando le farffale
In una danza eterna,fantastica
Che porta l'amore da fiore in fiore
Fino al blu dell'arcobaleno.
Dal sacro cuore del mio tronco
Nascono foglie e fiori,
Che si rispecchiano nel Cielo.
Con uno sguardo attento nel mio profondo,
Nel tempio della mia anima
Arrivo meravigliata a sentire una
Canzone di arpa,picchietata dalle mani invisibile,nell'amore di Dio.
Il profumo amaro e verde
Sale sulla Colonna dell'Infinito,
Verso il blu del Cielo...
Dove le mie radici prendono fiato
Prolungandosi verso l'Immensità
Toccando le Stele,
Da dove crescono rami che sbocciano verso la luce del Sole.
Sono diventata
l'albero cuore
Con le radici nel Cielo
Ed i rami sulla Terra,
Che sente il pulso costante della vita.
Con l'amorevolezza sono diventata
Un arcobaleno tra Cielo e Terra,
Un ponte meraviglioso da dove và e viene sempre
La vita,l'amore,la speranza...
citazione di Floarea Carbune
Aggiunto di Adina M. Neghirla
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Halleluyah
Mistica
dell’immensità –
sotto gli sguardi di santo della sfinge:
infinita è la sua creazione,
colonna vertebrale della vita che sale.
Chi può stare davanti
alla sua ineguagliabile grandezza,
del demiurgo?
Tra
reale e utopico,
la storia del mondo respira
la caduta nel tempo
sotto il proprio peso.
Nel ritmo cosmico
gli infiniti si stringono
in un frantume
di eternità.
La vita è solo una levitazione
del corpo verso il cielo. Oh, se potessi
toccare con il cuore l’eden del cielo,
l’eco silenziosa del mistero!
La sensazione
di sapore e libertà,
edificante la risento
con la grazia della natura umana immacolata.
Oh!, non calpestare
sull’altare sacro del mio verso:
la poesia è solo una forma di vita,
e [...] le sue creature –
infinite vie per conoscere
[così come è] l’iddio.
Lettere d’oro,
di un’immensa purezza,
lastricate con le orme
del passaggio del (d)io,
fruttificano nel cuore dell’uomo.
L’uomo libero,
sempre innamorato del cielo,
nella rosa dei venti maestro
come il primo monarca.
Per tutto quello che è stato ed è,
per tutto quello che sarà –
ma oggi ancora non lo è sulla terra,
sotto gli sguardi di sfinge del tempo:
lodato sia il suo nome!,
halleluyah!
poesia di Dumitru Găleşanu da Le luci dell\'uomo [lirica filosofica] (5 aprile 2021), traduzione di Mihaela Cîrțog
Aggiunto di anonimo
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Lasciami sanguinare
Lasciami sanguinare sulla strada
sulla polvere sull'antipolvere sull'erba,
il cuore palpitando nel suo ritmo feriale
maschere verdi sulle case i rami
di castagno, i freschi rami, due uccelli
il maschio e la femmina volati via,
la pupilla duole se tenta
di seguirne la fuga l'amore
per le solitudini aria acqua del Bràtica,
non soccorrermi quando nel muovere
il braccio riapro la ferita il liquido
liquoroso m'inorridisce la vista,
attendi paziente oltre la curva via
l'alzarsi del vento nel mezzogiorno, fingi
soltanto allora d'avermi udito chiamare,
entra nella mia visuale da un giorno
quieto di settembre, la tavola apparecchiata
i figli stanchi d'attendere, i figli
giovani col colore della gioventù
esaltato da una luce che quei rami inverdiscono.
poesia di Attilio Bertolucci
Aggiunto di Simona Enache
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Esso (il regno di Dio) è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra.
Gesù in Vangelo secondo Marco
Aggiunto di Simona Enache
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Senza di te
Senza di te che cosa sarei stato?
Senza di te che cosa non sarei?
Destinato a paure e smarrimenti,
solo mi sentirei nel vasto mondo.
Non amerei più nulla con certezza,
sarebbe un cupo baratro il futuro;
se nel profondo il cuore si turbasse,
a chi potrei svelare la mia pena?
Solo, da amore e nostalgia consunto,
non dissimile il giorno dalla notte
mi sembrerebbe; e seguirei con caldo
pianto il corso selvaggio della vita.
Troverei nel tumulto inquietudine,
dentro la casa angoscia disperata.
Chi reggerà senza un amico in cielo,
chi reggere potrà qui sulla terra?
Ora che Cristo a me si è rivelato,
io con certezza tutto gli appartengo,
come consuma rapida una chiara
vita la tenebra senza confine.
Sono con Cristo divenuto un uomo;
il destino è da lui trasfigurato,
e l'India deve fiorire gioiosa
perfino nel Nord intorno all'amato.
La vita diventa un'ora d'amore,
d'amore e gioia tutto il mondo parla.
Cresce un'erba che sana ogni ferita,
palpita colmo e libero ogni cuore.
Io rimango, per tutti i suoi mille
regali, pieno d'umiltà, suo figlio;
so che sarà presente in mezzo a noi
anche se solo due fossimo insieme.
Oh, andate per tutte le strade
e riportate dentro chi è smarrito,
stendete a ognuno la mano, invitatelo
lietamente a venire in mezzo a noi.
Il cielo è qui con noi sulla terra,
lo contempliamo uniti nella fede;
e a quelli che con noi sono congiunti
in un'unica fede, si apre il cielo.
Un senso antico, grave del peccato
ci stava in cuore saldamente impresso;
come ciechi erravamo nella notte,
da rimorso e passione insieme accesi.
Che l'uomo degli dei fosse nemico
ci sembrava, ogni azione delittuosa;
anche se il cielo sembrava parlarci,
parlava soltanto di morte e di pena.
Nel cuore, ricca fonte della vita,
stava annidato un essere malvagio;
e se si illuminava il nostro spirito,
era solo inquietudine il suo frutto.
Saldamente inchiodava i prigionieri
tremanti a terra una catena ferrea;
la spada giustiziera della morte
ci atterrì, soffocando ogni speranza.
Venne un figlio dell'uomo a riscattarci,
pieno d'amore e forza, un Salvatore;
nel nostro intimo un fuoco ha suscitato
che infonde nuova vita ad ogni cosa.
Vedemmo finalmente aperto il cielo
su di noi, come nostra antica patria;
provammo l'esultanza di sentirci
congiunti a Dio, di credere e sperare.
E da allora per noi sparve il peccato,
fu gioioso ogni passo sulla terra;
si regalò, sul nascere, ai fanciulli
come il dono più bello questa fede;
da lei santificata, come un sogno
felice trascorreva ormai la vita;
e, votati ad amore e gioia eterna,
si avvertì appena l'ora del distacco.
Sta ancora qui nel suo splendore
meraviglioso, il Santo, l'Amato;
per la sua fedeltà, la sua corona
di spine, siamo in lacrime, commossi.
Sia benvenuto ogni uomo che passa
e che afferra con noi la sua mano
per divenire maturando, accolto
nel suo cuore, un frutto del paradiso.
poesia di Novalis
Aggiunto di Simona Enache
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Si dice che moriamo per nascere nella forma dell'energia dell'universo. Tuo padre sara' sicuramente il vento sottile dell'autunno che confortera' i tuoi pensieri, nel disgelo primaverile delle sinfonie rinate e persino nel tuo amore che ti adempir? .
Camelia Oprița in Nel castello del Re (2007)
Aggiunto di Camelia Oprița
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Impercettibile il Tempo
Nel giardino si fa rossa
l’arancia, impercettibile
il tempo danza
sulla sua scorza,
la ruota del mulino si stacca
alla piena dell’acqua
ma continua il suo giro
e avvolge un minuto
al minuto passato
o futuro. Diverso il tempo
sul vortice del frutto;
indeclinabile sul corpo
che riflette la morte,
scivola contorto
chiude la presa
alla mente, scrive
una prova di vita.
poesia di Salvatore Quasimodo
Aggiunto di Dan Costinaş
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Gerusalemme
Ti mostri al mondo,
schiuso dai Tuoi occhi.
D'oro ai tramonti,
all'alba spunti in fiore.
E' come miele abbandonarsi a Te,
Jerusalem
Jerusalem.
E fuochi accesi ad ardere i Tuoi fianchi,
tracce nel tempo, segni per il cuore.
Ma come è pietra risalire a Te,
Jerusalem
Jerusalem.
Sei Tu la Via
sei Tu l'Idea
l'universo della Vita, sei Tu
Sei Tu la Via,
L'universo della Vita, sei Tu.
Luce che accende le tenebre ai figli,
stella maestra, degli uomini.
Madre di tutte le Madri,
coro immenso,
di canti e preghiere
tessi una tela di pace
dal Tuo aspo Gerusalemme.
Voce di tutte le voci
nel silenzio lenisci il dolore.
Bella, fra tutte le spose
fra le belle desiderata,
fiera, dinnanzi al Sole
porti come mantello il Cielo.
Santa Gerusalemme
Benedetta, sei la speranza.
Confida nel Tuo nome
il respiro di tutta la Terra.
canzone interpretata di Amedeo Minghi
Aggiunto di Simona Enache
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Dopo la Notizia
Il vento… È rimasto il vento.
Un vento lasco, raso terra, e il foglio
(quel foglio di giornale) che il vento
muove su e giù sul grigio
dell’asfalto. Il vento
e nient’altro. Nemmeno
il cane di nessuno, che al vespro
sgusciava anche lui in chiesa
in questua d’un padrone. Nemmeno,
su quel tornante alto
sopra il ghiareto, lo scemo
che ogni volta correva
incontro alla corriera, a aspettare
– diceva – se stesso, andato
a comprar senno. Il vento
e il grigio delle saracinesche
abbassate. Il grigio
del vento sull’asfalto. E il vuoto.
Il vuoto di quel foglio nel vento
analfabeta. Un vento
lasco e svogliato – un soffio
senz’anima, morto.
Nient’altro. Nemmeno lo sconforto.
Il vento e nient’altro. un vento
spopolato. Quel vento,
là dove agostinianamente
più non cade tempo.
poesia di Giorgio Caproni da Il muro della terra
Aggiunto di Simona Enache
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Madre
La parola più bella
sulle labbra del genere umano è "Madre",
e la più bella invocazione è "Madre mia".
E' la fonte dell'amore, della misericordia,
della comprensione, del perdono.
Ogni cosa in natura parla della madre.
La stella Sole è madre della terra
e le dà il suo nutrimento di calore;
non lascia mai l'universo nella sera
finchè non abbia coricato la terra
al suolo del mare e al canto melodioso
di uccelli e acque correnti.
E questa terra è madre degli alberi e dei fiori.
Li produce, li alleva, e li svezza.
Alberi e fiori diventano
madri tenere dei loro grandi frutti e semi.
La parola "madre" è nascosta nel cuore
e sale alle labbra
nei momenti di dolore e di felicità,
come il profumo sale dal cuore della rosa
e si mescola
all'aria chiara e nell'aria nuvolosa.
poesia di Khalil Gibran
Aggiunto di Simona Enache
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Guardate l'alba e il tramonto come uno spettacolo dell’ effimero, come una scena su cui le persone si arrampicano rumorosamente e passano silenziosamente nell'oblio. Uno spettacolo in cui i colori nascono e muoiono nella frenesia del sole.
Guarda l'alba e il tramonto come uno spettacolo del cielo fintanto che sei nel tempo unendo la bellezza dentro di te alla perfetta sincerita' nel tuo rapporto con Dio.
Camelia Oprița in libro Il muro dei pensieri (2020)
Aggiunto di Maria Elena
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Come lo scriba
Il poiēsis dello spirito santo –
dal libro della conoscenza
di quelli che sono sulla terra,
con discorsgenuini è stato radicato nella parola.
Preghiera, sussurro, versetto, maledizione
tutto in tutto con profumo di poema,
ricordando al mondo il passato –
nel suono della vita boemo.
Come l o s c r i b a,
ascoltando i richiami del tempo,
tutto mi sembra un miraggio
della parola scritta –
autopoiēsis tra veglia e sogno.
Uno spazio della memoria
altrettanto onirico- sanguino-della storia –
abitando la parola mirabile innumerevole:
il poiēsis dello spirito incarnato luce e grazia;
rimasto spettatore alla commedia umana,
trasfigurandosi senso
per gli immortali nel avatar –
come in una rinascita eterna
l’anima delle nostre vite di ambra.
Come lo scriba
-cronaca viva del suo tempo,
sotto la doratura di metafore,
in un ignobile fine
ti aspettano i tuoi fatti.
Tutti. Il salto nella normalità,
per quanto possa essere difficile a seguirlo
in un pellegrinaggio inedito,
significa liberarsi
con dignità di ricordi e peccati,
ogni macchia di luce e ogni ombra avendo
la sua eco in eternità.
poesia di Dumitru Găleşanu da Le luci dell'uomo [lirica filosofica] (5 aprile 2021), traduzione di Mihaela Cîrțog
Aggiunto di anonimo
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La Befana
Discesi dal lettino
son là presso il camino,
grandi occhi estasiati,
i bimbi affaccendati
a metter la scarpetta
che invita la Vecchietta
a portar chicche e doni
per tutti i bimbi buoni.
Ognun, chiudendo gli occhi,
sogna dolci e balocchi;
e Dori, il più piccino,
accosta il suo visino
alla grande vetrata,
per veder la sfilata
dei Magi, su nel cielo,
nella notte di gelo.
Quelli passano intanto
nel lor gemmato manto,
e li guida una stella
nel cielo, la più bella.
Che visione incantata
nella notte stellata!
E la vedono i bimbi,
come vedono i nimbi
degli angeli festanti
ne' lor candidi ammanti.
Bambini! Gioia e vita
son la vision sentita
nel loro piccolo cuore
ignaro del dolore.
poesia di Guido Gozzano
Aggiunto di Simona Enache
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Gloria mundi
Dall’aria delle parole
attraversando l’abisso,
potresti pensare di essere padrone
della presenza nel mondo,
similmente alla luce principiante di stella –
ma non è sempre così.
Il giudizio giusto -vero,
nell’allegoria della vita si fa
con la limpidezza dello specchio immacolato.
Preso nel guinzaglio del nulla,
non vedi come passa veloce
la gloria mondana;
guardando sempre avanti,
come i ladri di tempo,
prima dovrebbe avere il coraggio
di pensare con la propria testa.
Vivendo cosi,
nella conchiglia di chiocciola dell’eternità,
la luce rimane sempre luce –
pesante come il peccato delle tentazioni pagane;
una poesia della poesia contemplando
l’uomo e il suo universo –
il ciglio delle parole salvate d’azzurro
prendendo in prestito il mistero del volo
da un tempo futuro, incerto e oscuro.
Dall’aria delle parole,
si potrebbe pensare
che tu sia l’unico padrone
della tua presenza nel mondo,
ma in realtà tu ti rappezzi con parole,
lucidando nel briciolo di terra un nome,
con l’ala nel vuoto sospesa –
tra un sorvolo assoluto
e un atterraggio forzato.
Così passa la gloria del mondo,
attraverso un’uscita dal tempo inaspettata,
e l’uomo, sedotto dall’astuzia dello specchio,
non si calma in nessuno modo, mai,
ubriacandosi con acqua fredda
nell’allegoria dell’esistenza vera.
poesia di Dumitru Găleşanu da Le luci dell\'uomo [lirica filosofica] (5 aprile 2021), traduzione di Mihaela Cîrțog
Aggiunto di anonimo
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Non permettere alla tua mente di essere distratta dalle cose oggettive e dai pensieri. Ad eccezione del badare al tuo dovere quotidiano nella vita, il resto del tempo dovrebbe essere dedicato nell’Atma-nishta (dimora nel Sé); non sprecare nemmeno un secondo nella disattenzione, nel torpore.
citazione di Ramana Maharshi
Aggiunto di Simona Enache
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La vita c'è il frutto che finisce nella bocca del'Universo.
Aneta Timplaru Horghidan (marzo 2013)
Aggiunto di Aneta Timplaru Horghidan
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Zhuangzi - [l’occultamento della luce]
«(...) all’origine dell’Esistente
non c’ è niente.
L’Esistente è perfetto. »
Zhuang Zhou
(apross. 369-286 î.e.n.)
Fossi stato felice,
nelle camminate dell’uomo –
come una farfalla meta volando verso il suo simile –
armonizzando l’affermazione e la negazione
come lo Zhuang Zhou antico,
lui avr? portato a buon fine il viaggio,
non verso da nessuna parte oppure verso mai
nel libero volo compiendo la peregrinazione,
ma verso l’origine del nocciolo
con gli infiniti della sua trasformazione,
nella via di mezzo e in stretto legame con il cielo,
dalle profondita’ del pensiero
conformandosi al tempo –
nell’animo puro coltivando l’armonia.
Fossi stato felice,
come una farfalla libera volando
verso (il non)confine del cielo,
come lo Zhuang Zhou in antichita’ –
sulla via di mezzo
prima della solitudine,
ai piedi del tempo
suo spirito¤ vivo
fulminando infinitamente l’eternita’ (...)
poesia di Dumitru Găleşanu da Il titolo del libro: Fuggire verso il rosso, Casa di editrice Tracus Arte Bucarest, 2012 (aprile 2012), traduzione di Celesta Popa
Aggiunto di anonimo
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Guardate l'alba e il tramonto come uno spettacolo del effimero, come una scena su cui le persone si arrampicano rumorosamente e passano silenziosamente nell'oblio, uno spettacolo in cui i colori nascono e muoiono nella frenesia del sole.
Guardate l'alba e il tramonto come uno spettacolo del cielo fintanto che sei nel tempo unendo la bellezza dentro di te alla perfetta sincerita' nel tuo rapporto con Dio.
Camelia Oprița in dal libro Il muro dei pensieri (2020)
Aggiunto di Alessio
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Dove sei tu
Dove sei tu che il mondo consoli?
Pronta da tempo è già la tua dimora.
Ti guarda con anelito ogni cosa,
s'apre a te perché tu la benedica.
Da te con forza effondilo, o padre,
lascialo andare, allarga le tue braccia:
solo innocenza, amore e un soave
pudore lontano da noi lo trattenne.
Sospingilo da te - che ancora caldo
sia del tuo fiato - tra le nostre braccia;
e lascia che, raccolto in gravi nuvole
su di noi, qui discenda per amore.
Quaggiù mandalo in fresche correnti,
ch'egli fiammeggi in vampe di fuoco,
in aria e olio, in suono e rugiada
tutta percorra e lieviti la terra.
Così la santa guerra è combattuta,
soffocata la rabbia dell'inferno;
prorompe indistruttibile l'antico
paradiso, e in eterno rifiorisce.
La terra respira, verdeggia e vive,
piena di spirito anela ogni cosa
creata ad accogliere il redentore
e il colmo petto gli offre amorosa.
L'inverno si dilegua, e sta sull'altare
maggiore del presepe un anno nuovo:
l'anno primo del mondo, che si è assunto
d'iniziare, da solo, il dio bambino.
Fissi nel redentore sono gli occhi
che già di dio riflettono la luce;
con grazia sorridente egli ci guarda
tra i fiori che incoronano il suo capo.
Cristo è la stella, Cristo è il sole,
egli è la fonte della vita eterna;
splende il suo viso infantile nell'erba,
nella pietra, nel mare e nella luce.
Nelle cose è il suo gesto di fanciullo.
Non ha mai fine l'ardente suo amore,
e ad ogni petto si stringe, dimentico
di se stesso, con vincoli infiniti.
Un dio per noi, per sé un fanciullo,
ci ama tutti con intimo fervore,
e diviene per noi cibo e bevanda:
se vuoi rendergli grazie, sii fedele.
Cresce ogni giorno di più la miseria,
grave un'angoscia cupa ci opprime;
lascia, o padre, che scenda l'amato,
con noi congiunto potrai rivederlo.
poesia di Novalis
Aggiunto di Simona Enache
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La notte nell'isola
Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare, nell'isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l'acqua.
Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell'alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.
Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
- pane, vino, amore e collera -
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
Ho dormito con te
tutta la notte, mentre
l'oscura terra gira
con vivi e con morti,
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Né la notte né il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d'acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.
poesia di Pablo Neruda da Venti poesie d'amore e una canzone disperata (1924)
Aggiunto di Simona Enache
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